Vogue uses FueraDentro furniture in interview with Efrat Gosh
22 juillet 2011
Italian Vogue uses FueraDentro furniture in interview with Efrat Gosh. Special thanks to Omri Paecht Herbert Showroom Tel Aviv
"Il bello è che con la moda puoi diventare quello che vuoi". Esordisce così Efrat Goshal nostro appuntamento in una galleria d'artedi Yaffo, il quartiere più vecchio di Tel Aviv. Alle pareti, stampe numerate di Christo e Jeanne Claude: la performance a Central Park di qualche anno fa. Fuori, un vicolo di laboratori e loft, graffiti sui muri e gatti randagi.
È nella mescolanza di generi, situazioni e tradizioni la forza di Efrat, una delle cantanti più note nel ricco panorama musicale israeliano. Canta in ebraico, spaziando dal jazz al rock, parlando d'amore.
Nata nel 1983 a Hertzelya, una cittadina residenziale a nord di Tel Aviv, si è avvicinata alla musica fin dai tempi della scuola (la Rimon School of Music) cominciando a studiare jazz. Il successo, come dice lei, "è arrivato lentamente. Ho avuto la fortuna di non diventare famosa in un giorno". Anche se già nel 2002, a 19 anni, firma un contratto con la NMC (una delle major discografiche israeliane). Da quel momento è una strada in discesa, costellata di album, apparizioni al cinema e in tv.
Nostalgica quanto basta, è vintage anche nel look. E se i suoi miti di riferimento sono Edith Piaf e Billie Holiday ("Ma anche Duke Ellington: sai che lo chiamavano duca perché vestiva solo capi di lusso?"), il suo guardaroba è quasi tutto second-hand,compresa la cartella in cuoio di Pierre Cardin con cui si presenta all'intervista. "Amo gli abiti vintage perché so sempre che sarò l'unica a indossarli".
Un animo ribelle, da Apache parigina anni 20, trapela anche dal tatuaggio piratesco che porta sull'avanbraccio, e dal trucco. Solo rossetto rosso: "Red lipstick has become my signature". È il suo marchio di fabbrica.
Beniamino Marini
Pubblicato:21 luglio 2011